Accolto l'invito dell'AVSI di aderire all'iniziativa di
solidarietà con i Paesi in emergenza alimentare
Bergamo all'Ue: doniamo riso
all'Africa
Comune e Provincia firmano la
petizione per sbloccare le eccedenze
«Mentre nel mondo 800 milioni di persone
soffrono la fame, oltre 725 mila tonnellate di risone, pari a 435 mila tonnellate di riso,
giacciono nei magazzini dell'Unione Europea, destinate a marcire perché sono le eccedenze
di riso prodotte dai Paesi dell'Unione...».
Comincia così la petizione pubblica al commissario europeo dell'agricoltura Franz
Fischler e al Ministro italiano delle politiche agricole, Alfonso Pecoraro Scanio, perché
le eccedenze siano liberate a fini umanitari e inviate in Eritrea, Somalia ed Etiopia.
Ieri mattina la petizione è stata firmata dal sindaco di Bergamo Cesare Veneziani, dal
presidente della Provincia Valerio Bettoni e dal consigliere regionale Marcello Raimondi
che hanno accolto l'invito dell'AVSI , Associazione Volontari per il Servizio
Internazionale, ad aderire alla campagna «Un sorRiso per l'Africa». Presso la sede
dell'Amministrazione provinciale è stata tenuta una conferenza stampa di presentazione
dell'iniziativa. «La campagna per il riso - ha spiegato Bettoni - è un'occasione per
porre il problema di tutte le eccedenze alimentari che non possono essere distrutte o
strumentalizzate mentre c'è gente che muore di fame. Se aiutassimo la gente ad avere una
vita dignitosa a casa propria forse avremmo meno problemi con l'immigrazione». «Aderire
alla petizione - ha sottolineato Veneziani - ci è sembrato doveroso. Speriamo che la
pressione del governo italiano verso l'Unione sblocchi la situazione, in un momento in cui
la presidenza della commissione è italiana».
È stato il consigliere regionale di Forza Italia Raimondi a spiegare il significato
umanitario ma anche il nodo di politica economica che sta dietro la questione del riso.
Ogni anno la Comunità europea acquista le eccedenze di alcuni prodotti alimentari per
sostenere il mercato. Per il riso si tratta di 374.448 tonnellate di risone stoccate in
Italia sul totale di 725 mila. «Per lo stoccaggio i cittadini Ue pagano l'affitto, almeno
2 milioni di euro al mese. L'utilizzo delle eccedenze come Aiuto Alimentare è permesso
dalla normativa Ue, ma ogni utilizzo deve essere autorizzato da una delibera. Per l'anno
in corso non è ancora stato stanziato nulla. Di più, poiché i paesi membri non possono
singolarmente disporre delle eccedenze, il riso che le organizzazioni non governative
(ong) italiane hanno spedito quest'anno nei paesi del terzo mondo è stato acquistato
senza toccare gli stock».
Il blocco del riso dura da 14 mesi e i produttori italiani sospettano che venga usato come
arma per diminuire la produzione (l'Italia sarebbe tra i paesi più penalizzati dato che
metà della produzione è sua, mentre la Lombardia è la prima regione produttrice in
Italia) chiedendo ai produttori un taglio del 10% delle colture. Per i produttori invece
l'ingresso di altri paesi nella Ue aumenterà la domanda di riso e quindi l'Europa
potrebbe passare dall'eccedenza al deficit. A favore delle importazioni extra Ue a costi
(e qualità) inferiori al riso italiano, che già oggi sono di 300.000 tonnellate l'anno.
Riassumendo: una parte del mondo, che nella sua dieta include anche il riso, per una serie
di ragioni non ha da mangiare a sufficienza. Chiarendo che sono queste «ragioni» a dover
essere risolte (guerre, politiche economiche errate, colonizzazione economica, debolezza
politica) si pone il problema immediato di dar da mangiare alla gente. L'Europa ha riso in
eccedenza, già acquistato e stoccato. Il riso stoccato rischia di marcire. Senza una
delibera apposita il riso non può essere dichiarato aiuto alimentare e inviato nei paesi
del Corno d'Africa. Due problemi si intrecciano: da un lato la richiesta dei produttori di
riorganizzare il mercato del riso senza inutili penalizzazioni, dall'altro il problema
degli aiuti. Qualunque siano le esigenze economiche, la vicenda nel suo complesso appare
piuttosto indecente e induce a riflettere sulle possibili perversioni del mercato,
nazionale o globalizzato che sia.
Alla conferenza stampa ha partecipato anche Massimiliano Marcellini, direttore dell'AVSI.
L'Associazione è la ong aderente alla Compagnia delle Opere Non Profit. Nata nel '72 e
riconosciuta da Ministero Affari Esteri e Onu, a Bergamo è presente dal 1989. L'ong ha
300 volontari e opera in 32 paesi. Domani l'AVSI presenta l'attività durante una serata
(ore 21, Casa del Giovane) con Angelo Abbondio (Sger, Fondazione Cariplo) e. Alberto
Piatti (amministratore delegato AVSI) su 20 anni di presenza nelle favelas del Brasile.
Susanna Pesenti
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