Come
tutti gli anni, dal periodo natalizio, le Tende di AVSI tornano ad
animare i cuori delle città, in Italia e all’estero.
Una
campagna di sensibilizzazione e raccolta fondi realizzata grazie al
coinvolgimento della Rete Sostenitori di AVSI che vede impegnate più
di 10.000 persone volontarie.
Ogni anno viene presentato un tema specifico, con uno
slogan che vuole far riflettere sulla condizione
dell’essere umano nel mondo, e che detta anche la scelta di progetti
che hanno particolare necessità di essere sostenuti.
L’iniziativa nacque alla fine degli Anni
80
sotto
una “tenda” che un gruppo di volontari allestì all’uscita di un
supermercato nella periferia di Milano, per raccogliere fondi a favore
di amici trasferitisi a lavorare per AVSI nei paesi in via di
sviluppo.
Ultimamente le Tende sono cresciute e le iniziative si sono
moltiplicate e diffuse organizzando più di 500 eventi su tutto
il territorio nazionale e anche in diverse città all’estero,
come Londra, Vienna, New York, Washington, Toronto, Dublino e Tokyo.
Dallo scorso anno, le Tende vengono organizzate anche in molti paesi
in via di sviluppo nei quali AVSI è presente e lavora, coinvolgendo
cooperanti e collaboratori, affinché non siano semplici “operatori
umanitari”
LA NUOVA CAMPAGNA:
“Vicky, storie dell’altro mondo. In questo mondo”
Il titolo
trae spunto da una lettera pubblicata su giornale Tracce della stessa
Vicky, madre sieropositiva di tre figli che oggi vive a Kampala, in
Uganda, grazie all’accoglienza del Meeting Point International, ong
locale partner di AVSI.
Con poche, semplici parole Vicky è stata in grado di testimoniare il
cambiamento avvertito grazie alla vicinanza di persone che l’hanno amata
quando ne aveva più bisogno, che l’hanno osservata senza pregiudizi, che
l’hanno spinta a trovare nuovi stimoli per affrontare le difficoltà
nonostante la malattia. Lo sguardo che si è posato su di lei “aveva in
sé i raggi della speranza”, scrive Vicky. E questo sguardo è stata la
scintilla che le ha permesso di avere nuovamente fiducia in se stessa e
negli altri. E ricominciare davvero.
Stessa fiducia e stesse testimonianze di cambiamento germogliate negli
animi delle persone accolte, curate o protette dalle opere che quest’anno
la Campagna delle Tende ha scelto di sostenere in Uganda, Costa
d’Avorio, Russia, Brasile.
Insieme
a te, vogliamo sostenere:
- in UGANDA, il Meeting Point
International
che si prende cura di donne e orfani a
Kampala
Il
Meeting Point International è una ong ugandese fondata nel 1992 per
aiutare le persone affette da Hiv-Aids e i loro orfani che vivono negli
slum di Kampala. E’ qui che abita la stessa Vicky, a cui è dedicata la
Campagna Tende di quest’anno. Oltre a fornire cure mediche e trattamenti
antiretrovirali, il Meeting Point offre sostegno psicologico agli
ammalati e alle loro famiglie, concede prestiti ai più bisognosi per
avviare piccole attività generatrici di reddito, porta avanti attività
di sensibilizzazione sul problema dell’Aids. Con la Campagna delle
Tende, AVSI vuole aiutare 150 ragazzi a terminare gli studi nella scuola
secondaria; acquistare cibo e generi di prima necessità per donne e
famiglie bisognose degli slum di Naguru e Acholi Quarter; provvedere
alla fornitura di medicinali per proseguire le attività di assistenza ai
malati di Aids.
- in COSTA D’AVORIO, l’Ospedale St. Camille
che protegge mamme e bambini a Bouaké
L’ospedale St. Camille nasce nel 1998 a Bouaké, una delle città
devastate dalla guerra civile che ha sconvolto negli ultimi anni la
Costa d’Avorio. Nel 2006 oltre 30mila persone sono state accolte e
curate grazie alle unità di medicina generale, oftalmologia,
odontoiatria. Grande l’impegno dell’ospedale nella lotta contro l’Aids,
con servizi di informazione e prevenzione, diagnosi e cure con i
trattamenti anti-retrovirale.
In particolare, le Tende di quest’anno vogliono sostenere le attività di
un Centro del St. Camille, nato proprio per proteggere donne e bambini
malati di Aids, aiutandoli a sconfiggere l’isolamento e l’abbandono.
- in RUSSIA, la Casa Golubka
che ospita ragazze madri a Novosibirsk
Nella
città siberiana di Novosibirsk, AVSI gestisce la Casa Golubka (che
significa Colomba) in collaborazione con l’ong russa Maksora. Una casa
di accoglienza per ragazze madri in difficoltà, dove imparano a fare le
mamme, e dove vengono accompagnate nella vita e nel mondo del lavoro,
aiutandole anche a terminare gli studi.
Nel 1995 un missionario francescano, padre Guido, si rende conto
dell’altissimo numero di giovani donne incinte che, sole e senza denaro,
decidevano di abortire. Il frate compera una casa, accoglie le ragazze
madri, ma si accorge che non basta dare loro un tetto. Così chiede
sostegno all’AVSI.
Oggi Casa Golubka è una realtà con persone qualificate che, ogni giorno,
si prendono cura delle giovani madri, protagoniste di un cambiamento
visibile, quasi tangibile, perchè sinceramente accolte e amate.
Le Tende di quest’anno vogliono sostenere le attività socio educative e
le spese di gestione di Casa Golubka.
- in BRASILE, l’Asilo Gilmara Iris
che accoglie 120 bambini a Belo Horizonte
L’asilo Gilmara
Iris è un’oasi di serenità per 120 bambini dell’insediamento di Conjunto
Novo Tupi, situato nella periferia Nord della città brasiliana di Belo
Horizonte, dove anche le mamme vengono accompagnate nella crescita dei
propri figli. L’asilo, che prende il nome da una mamma morta per una
banale infezione, è anche una scuola materna e fa parte delle nove Opere
educative Luigi Giussani nate dalla passione e dalla carità di Rosetta
Brambilla, da 30 anni in favela per sostenere le persone più fragili.
L’idea di creare la nuova “creche” è nata da un’intuizione di don Pigi
Bernareggi, parroco della zona, ed è scaturita proprio da una presa di
coscienza diretta dei bisogni della popolazione.
Con le Tende di quest’anno, AVSI vuole sostenere l’asilo Gilmara Iris
che accoglie 120 bambini di età compresa tra i pochi mesi e i sei anni.
La lettera
Mi
chiamo Vicky,
ho 42 anni e vengo dalla regione orientale dell’Uganda. Voglio
ringraziare voi e Dio per la vita preziosa che mi ha dato. Nel 1992,
quando rimasi incinta del mio ultimo figlio, Brian, mio marito mi pose
davanti alla scelta se rimanere sua moglie, rinunciando alla
gravidanza,o separarmi da lui se volevo tenere il bambino. A quell’epoca
avevo solo due figli,e decisi di portare avanti la gravidanza, cosa
che segnò la fine della mia relazione con lui. Davvero non capivo
perché lui fosse così crudele e intransigente. Poi nel 1997persi il
lavoro a causa della malattia, e nello stesso tempo il mio bambino,
Brian, manifestò sintomi di tubercolosi, ed ebbi i primi sospetti.
L’anno seguente mi aggravai e nell’ospedale di Nsambiya fui visitata e
sottoposta al test Hiv, che risultò positivo. Fu allora che ricordai e
capii perché mio marito non aveva voluto la gravidanza di Brian:
perché all’epoca anche lui era sieropositivo.
La
vita in casa con i miei tre bambini
si fece difficile. I due
ragazzi erano sani, ma non avevamo
i soldi per la scuola; non avevamo da mangiare, né soldi per le
medicine,e peggio di tutto non avevamo amore da nessuna parte del
mondo. Non sapevo più se Dio esisteva davvero. Nel 2001, qualcuno mi
ha indirizzato al MeetingPoint International, dove ho incontrato donne
che facevo fatica a credere potessero vivere in quel modo pur essendo
malate anche loro di Aids, tale era la gioiache portavano sul viso;
ballavano ed erano liete, e io mi chiedevo come uno cheaveva questa
malattia potesse cantare e ballare. Al Meeting Point vi accolgono
conmusiche e canzoni di popoli differenti, africani, europei, indiani,
ho persino trovato qualcuno della mia stessa tribù. Dopo lungo tempo
ho cominciato a vedere una luce far capolino nel mio essere a pezzi,
così ho preso a stare con loro.
Una cosa importante, che non ho mai
dimenticato, è il giorno in cui qualcuno
mi ha guardato con uno sguardo che
aveva in sé i raggi della speranza e dell’amore. In tutto questo tempo
io ero costretta a letto, e tutti i miei amici, i parenti, persino i
vicini guardavano con rifiuto e disprezzo me e i miei bambini. Con
questo sguardo di amore e speranza che qualcuno mi ha rivolto, mi ha
mostrato qualcosa che ha portato la vita nel mio spirito e nel mio
corpo a pezzi. Mi ha detto: «Vicky! Tu hai un valore, e il tuo valore
è più grande del peso della tua malattia e della morte».
Nel 2002 iniziai a comprare
farmaci per il mio bambino che stava per
morire, dopo averlo tolto dalla
scuola per il marchio di discriminazione con cui era bollato: lo
avevano soprannominato “scheletro”. Nel 2003 cominciai a comprare
farmaci anche per me. Allora pesavo 45 chili, oggi ne peso 75. Brian
adesso è davvero sano e ha ripreso la scuola secondaria. Il mio
ragazzo più grande è all’università, il secondo fa la quarta
superiore. Dov’è il potere della morte? È nella perdita della speranza
e nella mancanza d’amore.
Ora sono volontaria al Meeting
Point, e ogni volta che ricevo delle
persone dico loro che il valore
della vita è più grande di quello del virus che portano dentro di sé.
Questa affermazione nutre la speranza di una persona che soffre e sta
per morire, e la riporta alla vita. Tutti i miei risultati sono stati
possibili perché mi sono rivestita di qualcosa oltre la morte, e in
particolare d’amore. Grazie a tutte le persone che ci hanno educato
anche se non li abbiamo visti in faccia; ma oggi nel nome di Giussani,
Carrón è venuto fra noi che eravamo poveri e dimenticati: chi è più
ricco di noi adesso? Siamo i più ricchi del mondo, perché qualcuno ha
recato un sorriso almeno sul volto di una persona.
|