il caso
L'Africa è alla fame e l'Ue fa marcire il riso
«Ciò che mi scandalizza non è la
ricchezza, ma lo spreco» diceva Madre Teresa di Calcutta. Mentre il mondo benestante da
anni discute come debellare la povertà, nei paesi del Terzo mondo 800 milioni di persone
alla fame non sanno se arriveranno a sera.
In attesa di strategie nuove per riequilibrare la distribuzione delle risorse del pianeta,
l'occidente potrebbe almeno evitare sprechi che gridano vendetta. Oltre 725 milioni di
tonnellate di «risone», pari a 435 mila tonnellate di riso, giacciono inutilizzate da
mesi nei magazzini dell'Unione europea, destinate a marcire perché sono le eccedenze
prodotte dai paesi dell'Unione. Con tutto questo riso si potrebbero riempire 11 mila Tir:
messi uno dietro l'altro formerebbero una colonna che coprirebbe il tratto di autostrada
Milano-Bologna. Secondo il Programma alimentare mondiale (Pam) dell'Onu, solo nel Corno
d'Africa (Etiopia, Eritrea, Somalia, Kenya) 14 milioni di persone soffrono la fame. Il
riso dell'Ue in eccedenza potrebbe soddisfare il fabbisogno di questi disperati per due
mesi. L'intera popolazione dell'Eritrea potrebbe viverci per sei mesi.
La legislazione comunitaria prevede che la Commissione Europea possa deliberare l'utilizzo
di questo cibo in eccedenza come aiuto alimentare, sia all'interno sia all'esterno
dell'Unione. Eppure negli ultimi 14 mesi neanche un chicco è stato destinato per
sostenere paesi in grave crisi alimentare (e la lista è lunga). Delle 37 mila tonnellate
di riso destinate dall'Italia per aiuti alimentari, 30 mila 500 sono state comprate sul
mercato italiano e 6 mila 500 circa nei paesi extra-europei vicini alle zone dove è
avvenuto l'aiuto.
A spreco poi si aggiunge spreco. Lo stoccaggio del riso non avviene infatti a costo zero:
ogni tonnellata di «risone» acquistata due anni fa, come eccedenza, è costata fino ad
oggi 388,8 Euro, pari a 752 mila 822 lire. I risicoltori italiani sono convinti che il
Commissario europeo all'agricoltura, Franz Fischler, voglia far marcire tutto questo cibo
solo per dimostrare l'insostenibilità della produzione europea e per spingere così i
ministri dei quindici paesi Ue ad approvare una riforma del mercato del riso che
penalizzerà fortemente la risicoltura italiana (è prevista la non coltivazione del 10%
della superficie destinata alla produzione). Questo progetto verrà discusso dal
Parlamento europeo in settimana. Per perseguire un obiettivo politico, peraltro
discutibile, il Commissario Fischler è disposto a lasciare marcire una quantità di cibo
vitale per milioni di persone: un sacrilegio.
Per far sì che ciò non accada, l'AVSI (Associazione volontari per il servizio
internazionale) ha promosso una doppia petizione (che può essere sottoscritta nel sito
www.worldonline.it) in vista del consiglio dei ministri dell'agricoltura dei paesi Ue
(20-21 novembre) per chiedere due cose: al Commissario Fischler di permettere ai singoli
stati produttori di decidere autonomamente di destinare le loro eccedenze di riso a scopo
umanitario; al ministro italiano delle Risorse agricole, Pecoraro Scanio, di appoggiare
apertamente e con decisione questa soluzione a difesa dei produttori di riso e in aiuto
delle popolazioni africane, in particolare di Somalia, Eritrea ed Etiopia, paesi dove
oltretutto il governo italiano ricopre in questo momento importanti responsabilità
istituzionali.
Andrea Valesini
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