LA
PRIMA EMERGENZA E' L'EDUCAZIONE
Il primo bisogno
dell’uomo, soprattutto se povero o sfortunato, è la coscienza di sé.
A questo si contribuisce con l’educazione, senza la quale nulla ha
durata, nemmeno l’aiuto più generoso.
“Non serve regalare dei pesci quanto insegnare a pescare”, dice un
noto adagio. Il primo bisogno dell’uomo, soprattutto se povero o
sfortunato, è la coscienza di sé. A questo si contribuisce con
l’educazione, senza la quale nulla ha durata, nemmeno l’aiuto più
generoso.
Il sostegno a distanza, insieme agli aiuti materiali, presuppone la
presenza di adulti che accompagnano il bambino in un percorso
educativo di crescita e sviluppo. L’assistenzialismo, infatti, non
crea personalità adulte: alimenta la dipendenza, non sollecita la
persona allo sviluppo di una capacità autonoma di risposte poiché
implicitamente rimanda il cambiamento ad un futuro condizionato dal
cambiamento delle circostanze esterne. L’educazione, invece, si
gioca nel presente ed è sempre possibile.
Più volte è accaduto che i bambini educati negli asili diventassero
inconsapevoli strumenti di cambiamento per le loro famiglie. Una
proposta educativa parte sempre da un interesse alla persona
considerata nella sua globalità, ponendo attenzione alla sua
famiglia, all’ambiente in cui essa vive, alle esperienze che l’hanno
segnata ed al desiderio di bene che la caratterizza.
La persona, così intesa, deve essere accompagnata ed introdotta a
tutta la realtà: questa è per noi l’educazione.
La condizione dei bambini in difficoltà può essere affrontata, ma
soltanto laddove l’adulto consapevole del suo compito educativo sa
leggere e interpretare i gravi disagi in cui si trovano a vivere
questi piccoli. La dinamica del rapporto adulto-bambino, tuttavia,
richiede all’educatore una passione alla verità capace di
comprendere e suscitare la libertà dei bambini, e questo avviene
quando anche l’adulto prova e sperimenta su di sé la verità di ciò
che propone ai bambini. Nasce allora un coinvolgimento ed un’azione
comune che trascina reciprocamente adulto e bambino.
L’educazione è dunque il primo fattore che rende possibile lo
sviluppo per i bambini che vivono in contesti rischiosi, ma è anche
una sfida che noi tutti raccogliamo volentieri accettando di
lasciarci a nostra volta educare. Grande attenzione è rivolta anche
alla scuola, all’istruzione e alla formazione professionale. Da
tempo gli studi sul rapporto tra economia e società dimostrano che
esiste uno stretto legame tra l’istruzione e le condizioni di vita.
L’istruzione offre ad ogni persona gli strumenti per migliorare il
suo stato di nutrizione, di salute e le sue capacità produttive.
In molti Paesi, infatti, e soprattutto in quelli in via di sviluppo,
le crisi economiche hanno portato spesso a riduzioni nella
componente della spesa pubblica dedicata all’istruzione. Le
conseguenze sono drammatiche: disuguaglianza di accesso alla scuola,
scarso livello qualitativo dell’istruzione secondaria e
universitaria, scarsi incentivi all’istruzione di base per gli
adulti, ridotti livelli di apprendimento, elevato tasso di
analfabetismo. Tutto ciò è un freno alla formazione di forza lavoro
qualificata e quindi più produttiva, e alla formazione di una classe
politica aperta alle innovazioni e allo sviluppo. Non c’è lavoro
senza sviluppo, ma non c’è sviluppo senza lavoro.
|